Sostenibilità e eCommerce: la nuova normativa europea

**Articolo aggiornato il 16/11/2022**

L’Unione Europea ha approvato l’introduzione di un passaporto digitale dei prodotti (DPP) per accelerare sia la transizione digitale che quella verso l’economia circolare. Infatti, il DPP è un’iniziativa utile a capire quale sia la provenienza delle materie prime e dei prodotti stessi per facilitarne il riutilizzo. Un passo in avanti per quanto riguarda la sostenibilità. Ma vediamo in dettaglio quali sono le novità nel corso dell’articolo.

Sostenibilita-economia-circolare

INDICE

I nuovi regolamenti dell'UE per prodotti più sostenibili
Il passaporto digitale dei prodotti
Crisi delle materie prime
Cosa fanno le aziende
Greenwashing
Obsolescenza programmata
In conclusione

I nuovi regolamenti dell’UE per prodotti più sostenibili

Per rispettare gli obiettivi del Green Deal (o Patto Verde) europeo, la Commissione europea intende rendere più facile scegliere prodotti sostenibili per i consumatori europei.

♻️ Il Green Deal europeo, che in italiano significa Patto Verde, consiste in un insieme di iniziative politiche proposte dalla commissione europea. L'obiettivo è quello di raggiungere lo stato di carbon neutrality entro il 2050.

L'obiettivo principale è quello di promuovere in particolare i modelli di economia circolare, come ha annunciato la Commissione europea in un comunicato stampa.

Secondo la Sustainable Products Initiative (SPI), presto saranno applicati regolamenti più severi in termini di efficienza energetica e consumo di risorse a un gran numero di prodotti.

Il passaporto digitale dei prodotti

La Commissione europea propone quindi nuove regole per rendere disponibili le informazioni relative alla sostenibilità di un dato prodotto, permettendo così ai consumatori di informarsi meglio sull'origine e la produzione di un dato articolo.

♻️ Le informazioni principali che verranno riportate sul passaporto digitale dei prodotti saranno relative ai materiali che costituiscono un articolo, consumo energetico, riparabilità, durabilità e riciclabilità di un prodotto.

Le misure sono state messe in atto per poter raggiungere l'ambizioso obiettivo dell'UE, ovvero lo stato di carbon neutrality entro il 2050.

Sebbene l'industria tessile e quella edile saranno le più colpite dalle nuove normative UE, è in porto il progetto di introdurre un passaporto digitale per tutti i beni fisici.

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"Questo renderà più facile riparare o riciclare i prodotti e faciliterà la tracciabilità delle sostanze preoccupanti lungo la catena di approvvigionamento. Anche l'etichettatura può essere introdotta. La proposta contiene anche misure per porre fine alla distruzione dei beni di consumo invenduti, così come espandere gli appalti pubblici verdi e fornire incentivi per prodotti sostenibili", spiega la Commissione europea.

Non solo per mantenere un mondo più green, ma la proposta vuole anche far fronte alla dipendenza dell'UE per quanto riguarda le materie prime.

Inoltre, secondo i dati riportati da Ansa, i prodotti a risparmio energetico hanno fatto risparmiare agli europei e alle europee ben 120 miliardi di euro in bollette solo nel 2021.

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Crisi delle materie prime

La crisi sanitaria prima, e l'attuale conflitto russo-ucraino (e conseguenti sanzioni) poi, hanno acutizzato i rincari delle materie prime, andando a minare la capacità delle catene di aprovviggionamento.

La tabella qua sotto indica una proiezione dei prezzi che potrebbe verificarsi a causa di questi fattori. I due scenari di prezzo ipotizzano l'andamento che i rincari potrebbero mostrare in base alla situazione.

Scenario pre-crisi: si ipotizza che il rincaro rimanga simile a quello verificatosi nel gennaio 2022, prima dello scoppio del conflitto.

Scenario crisi: prende in considerazione il rincaro simile a quello avvenuto nel marzo 2022, quindi con un maggiore aumento dei prezzi medi delle materie prime.

"Nel 2022 la stima del valore delle importazioni delle materie prime e alimentari selezionate risulta di circa 144 miliardi nel primo scenario modesto e 182 miliardi nel secondo scenario."
Fonte: La Repubblica

La Repubblica riporta che:

"In base alle nuove stime, nello scenario di livelli di prezzo "pre-crisi", il costo delle importazioni delle materie prime selezionate aumenta di 75 miliardi di euro in più rispetto al 2019 e di 63 miliardi rispetto al 2021. Ancora più alta è la variazione nello scenario "crisi", dove la stabilizzazione dei prezzi a livelli maggiori genera un'extra spesa per circa 113 miliardi di euro in più rispetto al 2019 e di 101 miliardi rispetto al 2021."

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Fonte: La Repubblica

Cosa fanno le aziende

Abbiamo già accennato al fatto che l'industria tessile e dell'abbigliamento è tra quelle più inquinanti. A questo proposito, non solo in Europa, ma nel mondo, alcuni grandi marchi internazionali stanno modificando la loro offerta e offrendo sempre più alternative sostenibili, cavalcando il trend richiesto dalla clientela (soprattutto quella più giovane, come Millennial e Generazione Z).

Ad esempio, H&M ha sviluppato un macchinario capace di riciclare i tessuti e creare nuovi capi. Puoi osservare come funziona nel video qua sotto👇

Inoltre, sulla homepage di H&M si può trovare una sezione dedicata alle istruzioni sulla riparazione dei vestiti e a come prendersi cura degli abiti per dar loro un'aspettativa di vita più lunga.

Sempre H&M ha poi creato una serie di iniziative in store per incoraggiare la clientela a riciclare ciò che non usa più. Così nascono i Punti Consciuos (conscious, in questo contesto, si può tradurre come responsabile), che la clientela può poi riscattare per ottenere sconti sui prossimi capi d'abbigliamento che acquisterà.

Ad esempio, se porti la tua shopping bag da casa anziché acquistarne una in store, puoi guadagnare un Punto Conscious. Se ne possono ottenere degli altri grazie all'utilizzo del Garment Collecting presente nei B&M, dove si possono depositare i vestiti non più utilizzati, che verranno poi riciclati. Facendo ciò, si ottiene un buono sconto digitale del valore di 5 euro, che si può riscuotere con il prossimo acquisto.

Greenwashing

Tuttavia, come menziona anche il video, può un'industria fast fashion risolvere un problema che ha creato? In casi come questo, si può parlare di greenwashing, o sostenibilità di facciata.

Wikipedia definisce il Greenwashing così:
termine inglese che generalmente viene tradotto come ecologismo di facciata o ambientalismo di facciata, indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti.

Dal momento che il bacino di utenti targetizzati da H&M e da molte aziende fast fashion è attento, tra le altre cose, alla sostenibilità di un prodotto e/o ai valori aziendali del marchio a cui si rivolge, le aziende si adeguano di conseguenza.

Tuttavia, spesso non c'è una corrispondenza tra intenzione e azioni dei marchi, e l'aderenza a temi come quello della sostenibilità o dell'inclusività si rivelano una semplice mossa di marketing.

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La legge UE contro il greenwashing

Lo scorso 10 novembre, l'UE ha approvato nuove norme sulla responsabilità d'impresa. Queste entreranno in vigore tra il 2024 e il 2028:

  • dal 1° gennaio 2024 per le grandi imprese di interesse pubblico (con più di 500 dipendenti) già soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria, con scadenza della pubblicazione dei dati nel 2025;

  • dal 1° gennaio 2025 per le grandi imprese non ancora soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali), con scadenza nel 2026;

  • dal 1° gennaio 2026 per le PMI e le altre imprese quotate, con scadenza nel 2027. Le PMI possono scegliere di non partecipare fino al 2028 (Fonte: Parlamento Europeo).

Puoi seguire lo sviluppo della direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali (in particolare, sulle "dichiarazioni verdi") sulla sezione "Ufficio stampa" del sito web del Parlamento Europeo.

Non solo per proteggere il pianeta, ma anche per rispettare i diritti umani, l'ente europeo costringerà le multinazionali a rendere pubblico un report con i dati relativi all'impatto sociale e ambientale dell'impresa.

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Queste regole valgono anche per i grandi grandi business che non hanno sede all'interno della zona europea ma che comunque svolgono attività economiche nell'UE (con un fatturato superiore a 150 milioni di euro).

"La raccolta e la condivisione di informazioni sulla sostenibilità diventeranno la norma per quasi 50.000 aziende nell'UE, rispetto alle circa 11.700 coperte dalle norme attuali."

Obsolescenza programmata

Il passaporto digitale dei prodotti vuole anche combattere un altro fenomeno degno di nota, quello dell'obsolescenza programmata, soprattutto per quanto riguarda i prodotti di elettronica.

"L'obsolescenza programmata o pianificata è una strategia volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Il prodotto diventa così inservibile dopo un certo tempo, oppure diventa semplicemente obsoleto agli occhi del consumatore in confronto a nuovi modelli che appaiono più moderni, sebbene siano poco o per nulla migliori dal punto di vista funzionale."
Da Wikipedia

Un esempio non troppo recente, che risale al 2003, è stato quello dell'iPod di seconda generazione, prodotto dalla Apple, la cui batteria era stata programmata apposta per durare solo pochi mesi. Tuttavia, pare che l'azienda non abbia imparato dai suoi errori.

Sono infatti numerose le class action, o azioni collettive, che sono state portate avanti contro il marchio di Steve Jobs.

Alcune delle più recenti hanno riguardato l'iPhone 6, 6 Plus e 6S Plus. Sebbene la Apple abbia dichiarato di non aver volontariamente manomesso la durabilità dei prodotti in questione, chi possedeva un iPhone della serie 6 ha dovuto aggiornare il sistema operativo del suo smartphone a iOS10. Tuttavia l'aggiornamento era pensato per il nuovo modello di iPhone, il 7, e i vecchi modelli, che non avevano i prerequisiti necessari per supportare un aggiornamento di quella portata, hanno perso velocità di prestazione.

Questo ha rallentato il sistema e fatto nascere l'accusa di aver manomesso gli smartphone per mascherare problemi di batteria.

La Apple ha negato le accuse, ma ha comunque dovuto risarcire milioni di consumatori e consumatrici, sia negli Stati Uniti che in Europa. In Italia, il marchio ha dovuto pagare all'Antitrust una multa di 10 milioni di euro nel 2018. Negli USA, per risolvere la disputa legale, la Apple ha dovuto rimborsare ben 500 milioni di dollari, e ridurre il prezzo delle batterie degli iPhone da 79 a 25 dollari.

In conclusione

Grazie all'introduzione del passaporto digitale dei prodotti, per la clientela sarà più facile capire se gli articoli acquistati sono effettivamente sostenibili, riciclabili e a basso impatto ambientale.

Tuttavia, questo sarà un problema per le grosse multinazionali che si nascondono dietro al greenwashing e all'obsolescenza programmata per aumentare i loro profitti, a discapito dell'ambiente.

In un mondo fatto di materie prime che scarseggiano sempre più e un orologio climatico che ticchetta sempre più minacciosamente, l'Europa fa un passo avanti nel tentativo di raggiungere lo stato di carbon neutrality.

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26/05/2022

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